Della vita e delle opere del sacerdote Lorenzo Milani

DELLA VITA E DELLE OPERE DEL SACERDOTE LORENZO MILANI

di Flavio Tagliani

“Cari ragazzi, ho voluto più bene a voi che a Dio, ma ho speranza che lui non stia attento a queste sottigliezze e abbia scritto tutto al suo conto. Un abbraccio, vostro Lorenzo"

Queste le parole del  testamento di Don Milani che sintetizzano il significato di come intendeva la  sua missione di Sacerdote.

Nato a Firenze il 27 maggio 1923 in una famiglia laica ( la madre era di origine ebraica) appartenente all’alta borghesia, appassionato alla pittura, convertitosi al Cristianesimo , con una vocazione adulta diviene Sacerdote; carattere  deciso  che lo ha portato a scelte nette e coerenti, tali da attirarsi sino da subito grandi consensi e grandi dissensi, e ad essere progressivamente emarginato all’interno della struttura ecclesiastica sino ad essere confinato priore a Barbiana un paesino di 120 abitanti sparsi sull’appennino,

Questo esilio forzato, non scoraggerà Don Lorenzo che farà di Barbiana  un laboratorio che nel tempo trasformerà la scuola italiana facendo esplodere un modello educativo basato sulla selezione in base  al censo ed alla posizione sociale.

Non si comprende  don Lorenzo se non si parte dal presupposto che era prima di tutto un sacerdote e che la dimensione religiosa è l’aspetto fondamentale di tutta la sua vita  e delle sue opere e che da questo derivava il suo status di maestro di vita convinto che la mancanza di cultura era un ostacolo alla evangelizzazione ed alla elevazione sociale e civile del suo popolo.

A Barbiana Don Lorenzo costruisce una scuola popolare per giovani, operai e contadini nella quale non si procede oltre nell’insegnamento sino a quando tutti non comprendono sino in fondo ciò che viene insegnato.

Questo modo di procedere unito alla simpatia per i sindacati per la loro opera di tutela degli interessi dei ceti piu’ deboli attirerà aspre critiche dall’ambiente scolastico ufficiale  che lo accuserà di perseguire un modello di istruzione destabilizzante della istituzione scolastica  (infatti  nel libro: “Lettera a una professoressa”, scritto insieme ai ragazzi della scuola di Barbiana viene denunciata l’arretratezza e la disuguaglianza presenti nella scuola italiana che, scoraggiando i più deboli e spingendo avanti i più forti, sembra essere ispirata da un principio classista e non di solidarietà; quindi un atto d’accusa verso l’intero sistema scolastico).,ma la lettera a una professoressa dopo un accoglienza glaciale diverrà il simbolo di cambiamento per una scuola veramente di tutti.

Analogamente fu ferocemente criticata la Lettera ai cappellani militari, nella quale si chiede ai cappellani militari di approvare soltanto le «armi» dello sciopero e del voto, invitandoli a rispettare le idee altrui, soprattutto se si tratta di uomini che per le loro idee pagano di persona. Per don Milani, è la coscienza, e non l’obbedienza cieca e assoluta, che deve guidare i cappellani militari, ma lo scopo del priore era quello di inculcare il primato dell’obbedienza  alla coscienza ed alla legge di Dio rispetto a quella degli uomini; uno scritto di  tale tenore  non poteva non suscitare scompiglio ma è coerente con il modo   di pensare del priore.

Don Lorenzo era prete e uomo schierato con i poveri in tante forme, ma soprattutto nell'insegnamento. Ecco, l'importanza data all'educazione, all'istruzione, che allora doveva suonare rivoluzionaria è oggi quanto mai attuale, perché è cruciale anche nel nostro tempo la questione educativa, di cui anche il Papa parla spesso; muore a soli 44 anni e si farà seppellire con i paramenti sacri e gli scarponi di montagna nel piccolo cimitero di Barbiana, sulla sua lapide una sola scritta “ sacerdote Lorenzo Milani”.

                                                            Flavio Tagliani

 

 

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