Energia e Scienza

Il libro da portare sull’ “Isola che non c’è”

Articolo e foto pubblicati su gentile concessione di CDS, Centro Ricerche Documentazione e Studi Economico Sociali OdV  (https://www.cdscultura.com

Quella dei “libri che vorreste avere con voi su un’isola deserta”, dopo un ipotetico naufragio o esilio, è una delle domande classiche che viene rivolta un po’ a tutti.

Quando questa domanda fu fatta a Borges , l’autore, bibliofilo e bibliofago argentino, dall’alto della sua vasta erudizione, rispose così:

« Forse, se fossi Robinson Crusoe, il libro che mi porterei sull’isola sarebbe la Storia della filosofia occidentale di Bertrand Russell. Certo, se potessi trasportare una enciclopedia sarebbe meglio, dato che per un uomo curioso e ozioso come me la lettura dell’enciclopedia è quella migliore».

Recentemente, proprio durante il periodo di lockdown pandemico, la stessa domanda è stata posta anche a una delle nostre più importanti linguiste, Vera Gheno: «…il libro che mi porterei appresso è un vocabolario [innanzitutto perché] nessuno possiede tutte le parole dell’italiano, nemmeno la persona più colta d’Italia… e poi perché potrei ricevere stimoli dalla sua lettura…», imparerei parole nuove, formulerei nuovi pensieri.

Già potremmo imparare nuove parole e magari inventarne delle altre ma soprattutto potremmo fare ordine nei nostri pensieri perché si pensa bene se si parla (e si scrive) bene. E viceversa.

Ho pensato a questo quando ho cominciato a leggere l’ultimo libro di Eleonora Polo, L’isola che non c’è. La plastica negli oceani fra mito e realtà (Edizioni Dedalo, 2022) perché in questa confusione tra realtà e miti di plastica ( e sulla plastica), sarebbe necessario fare un po’ di chiarezza come solo un buon vocabolario riesce fare e come questo libro “enciclopedico”, appunto, fa.

Eleonora Polo è ricercatrice presso l’Istituto per la Sintesi Organica e la Fotoreattività (ISOF) del CNR di Bologna e professoressa a contratto per il corso di Didattica della Chimica dell’Università di Ferrara. Da tempo affianca alla sua attività di ricerca la divulgazione scientifica a vari livelli. Con il suo precedente libro, C’era una volta un polimero, si è classificata terza al Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica nel 2014.

Come si è detto all’inizio potremmo scegliere di portare su un’isola deserta “Russell” o un vocabolario. Ma prima di fare questo – scegliere il libro da portarci – assicuriamoci che un’isola, su cui naufragare, ci sia o meno.

Ecco, il libro della Polo dichiara esplicitamente questo proposito e infatti nella quarta di copertina leggiamo: “ Le isole di plastica sono cinque, undici o una sola molto grande? Ci possiamo camminare sopra?. Perché non si vedono con Google Earth? È vero che nel 2050 in mare ci sarà più plastica che pesci?”

Il libro cerca di rispondere a queste e a tante altre domande, ma soprattutto, come un buon vocabolario,  raccoglie parole vecchie e nuove con le rispettive definizioni, oppure con le dovute traduzioni in altra lingua.

Così si passa da quelle formazioni oceaniche dette gyre (dal verbo greco ghiro = ruotare, torcere) che sono in effetti delle correnti a movimento rotatorio che viaggiano in senso orario nell’emisfero boreale e in senso antiorario in quello australe.

Si imparano poi a conoscere le fabbriche dei rifiuti: floatsam e jetsam  sono due espressioni del gergo marinaresco inglese che indicano i detriti provenienti dalle navi, di solito dopo un incidente (naufragio, tempesta, collisione); ma mentre il primo si riferisce alle perdite accidentali in mare, il secondo indica il materiale scaricato (e affondato) di proposito. 

E che dire poi delle fabbriche terrestri con i loro nastri trasportatori fatti dai grandi fiumi? Il Capitolo 6 del libro fornisce tutta una serie di dati aggiornati sulle fonti terrestri del “pattume” che finisce nella “pattumiera del pianeta” come Jacques-Yves Cousteau chiamava gli oceani.                                                                                 

E così arriviamo al taglio enciclopedico del libro della Polo che raccoglie voci, tante voci proprio come fa un enciclopedia. Nomi della “storia” (cartografi, navigatori, esploratori…), nomi della “scienza” (oceanografi, biologi, climatologi…), nomi della “letteratura” (scrittori, reporter, fotografi…), siti web (tanti: vedere alle pgg.176-178). Diciamo che per chi volesse…naufragare – niente di più facile su un pianeta che è occupato per i 2/3 di acqua – il libro della Polo rappresenta quella piacevole  lettura che metterebbe d’accordo Borges con la Gheno. La vecchia e la nuova generazione. Anche se…il naufragar sarà meno dolce in questo mar.

Giuseppe Ferrara

Il Variano

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